3Drag, una bella scultura Maya

La giornata di oggi in effetti inizia appena dopo la mezzanotte: abbiamo stampato la seconda copia del drago per creare una seconda ventola di raffreddamento e curiosando per Thingiverse abbiamo trovato una bella scultura Maya ricavata da una scansione fatta in qualche museo. Si tratta di un oggetto con una forma allungata, con una specie di inutile coda quasi priva di fattezze e per questo prendiamo Netfabb e facciamo un bel taglio per eliminare la parte che non ci interessa. Importiamo il nuovo STL nella versione di Repetier che abbiamo appena aggiornato assieme a Slic3r e impostiamo, grazie al nuovo sistema con tre profili separati, 120 mm/s per la stampa e 130 mm/s per lo spostamento, quindi impostiamo a 0,2mm lo spessore del layer e a 0,5 il diametro del filo estruso, mentre per il riempimento decidiamo di usare 0,3 come densità e solo 3 perimetri. La temperatura è di 205 gradi e il PLA è neutro.

Come si vede dalla schermata di Repetier Host, si tratta di una bella stampa con dimensioni importanti, alcuni punti sporgenti e molti dettagli. Viene stimata una lunghezza di oltre 44 metri di filo per la stampa e il nostro rocchetto è ormai arrivato a due soli strati prima di finire. Sicuramente non avremo abbastanza filo, quindi sperimenteremo il cambio di rocchetto al volo. Ovviamente non si può fare una giunta perché il tubicino per la giunta rimarrebbe intrappolato nel nuovo rocchetto e dovremmo passare il tempo a farlo scivolare indietro. In alternativa potremmo tagliare del filo cercando di azzeccare la lunghezza richiesta, ma non pensiamo sia la strada giusta.

Il software di stampa prevede la possibilità di mettere in PAUSA il flusso di dati verso la stampante e i comandi a disposizione dovrebbero permetterci di sollevare l’estrusore (asse Z) di almeno un paio di centimetri, quindi ritrarre il filo del vecchio rocchetto prima che finisca, per inserire il capo del filo del nuovo rocchetto. Fatta un po’ di estrusione manuale per riempire bene l’ugello riscaldato, dovremmo poter riposizionare l’estrusore nel punto esatto dove è stata interrotta la stampa semplicemente dando uno spostamento sulla Z di pari valore, ma nella direzione opposta. Sembra un piano ragionevole.

Avviamo la stampa della testa Maya e rimandiamo il cambio di rocchetto a un paio d’ore più tardi di questo inizio di 15 agosto. Verso le 3 è arrivato il momento critico e attuiamo il piano: pausa, spostamento Z +20 mm, sgancio del vecchio filo prima che finisca, poi ci accorgiamo che c’è un filo che dall’estrusore arriva fino al modello in stampa. Prendiamo un tronchesino e un bisturi per eliminare questo pezzetto rilivellando il materiale all’altezza dello strato, quindi inseriamo una lastrina di metallo per evitare che del materiale estruso possa arrivare sul nostro oggetto in fase di stampa. Riprendiamo con le manovre previste e riusciamo a reinserire il nuovo filo al primo colpo. Facciamo un po’ di estrusione manuale per ripristinare il flusso del PLA e quando pensiamo che sia tutto nuovamente a posto togliamo il PLA estruso, rimuoviamo la piastrina di protezione dal modello e riabbassiamo l’estrusore dei due step da 10 usati in precedenza, quindi clicchiamo su “Continue printing” mentre ancora l’estrusore sta scendendo, così da non farlo sostare in un punto del modello. La manovra funziona alla perfezione e la stampante riprende il suo movimento come se non fosse mai stato interrotto. Un altro passetto in avanti nella gestione di questa stampante.

Andiamo finalmente a dormire pregustando che fra cinque o sei ore troveremo il nostro oggetto finito. Così accade e con il sole del primo mattino fotografiamo la nostra testa Maya, quindi la stacchiamo dal piano di stampa, apprezzando come il Brim non solo semplifichi la tenuta sul piano, ma renda anche più facile il distacco con la lama del taglierino.

Il modello è quasi privo di fili e quindi possiamo passare alla fase successiva: una bella verniciatura a spruzzo color oro antico chiaro per passare dall’oggetto con effetto stampa 3D a qualcosa di più interessante e, come mostrano le foto, il risultato ci pare molto valido.

Oggi degli amici ci aspettano per pranzo, ma non resistiamo alla tentazione di modificare un po’ i parametri per fare un’altra stampa del medesimo soggetto. Questa volta portiamo lo spessore da 0,2 a 0,25mm, cono solo 2 perimetri al posto di 3 e 0,15 come riempimento al posto di 0.30. L’effetto sulla stampa è evidente in quanto siamo scesi a 3 ore abbondanti di tempo stimato (contro le oltre 6 precedenti) e il filo richiesto scende a 26 metri.

Facciamo la solita routine di riscaldamento estrusore, buttiamo fuori un po’ di filo per essere certi del flusso e diamo il via alla stampa. La ventola di raffreddamento la attiveremo quando almeno 5mm di soggetto saranno stati stampati, mentre quella che raffredda la scheda elettronica è già al suo posto e funzionante.

Con questa prova vogliamo capire quanto si possa “alleggerire” una stampa senza perderne di qualità e precisione. La stampa precedente era abbastanza “da manuale”, mentre questa è molto più eterea. Prima di uscire per pranzo sapremo se il tutto regge.

Già nei primi strati notiamo che il riempimento al 15% è effettivamente molto leggero e spaziato, creando qualche piccolo problema di consistenza e continuità. La ventola aiuta, ma non risolve del tutto. Lasciamo andare avanti per vedere come si sviluppa. I perimetri, anche se sono limitati a 2, sembra invece reggano bene anche con un maggiore spessore degli slice.

Finita la stampa nelle tre ore previste, si nota una certa differenza nei due oggetti stampati, con l’ultimo decisamente più leggero e col i dettagli nella parte superiore più grossolani a causa del minor numero di strati per millimetro di altezza. Nel complesso, però, l’aver abbattuto i tempi del 50% giustifica ampiamente la relativa riduzione di qualità. L’esperimento è quindi riuscito e anche questa testa Maya si merita una verniciatura a spruzzo per migliorarne l’aspetto. Questa volta color argento.