Chi stampa con una certa assiduità accumula rapidamente una certa quantità di scarti: ecco un suggerimento “artistico” su come utilizzarli.
Da quando abbiamo iniziato a stampare con la nostra 3D, ci siamo accorti che c’era una certa quantità di PLA di scarto: dagli anelli sottili degli skirt (quelli che vengono disegnati all’inizio della stampa 3D per avviare per bene l’estrusione) ai pezzetti dovuti al cambio di colore del filo o alla fine del rotolo, fino alle stampe che per qualche motivo non riescono come si vorrebbe, che vengono interrotte dopo qualche strato o che falliscono miseramente per il distacco dal piatto di stampa (capita anche a noi!).
Per raccogliere questi scarti usiamo un contenitore IKEA di tipo SAMLA che cosa poco e si presta bene allo scopo non essendo troppo ingombrante.
Lo stesso contenitore può essere utilizzato per un porta rotolo di PLA, ma di questo parleremo in un’altra occasione.
Tornando al PLA di scarto, ci siamo domandati cosa mai si potesse fare di “artistico” con tutti questi elementi colorati e anche parzialmente sagomati: ritrasformarli in un filo da 3mm potrebbe essere fattibile, ma è richiesta non poca attrezzatura e poi il colore risultante non sarebbe sicuramente gestibile con certezza e probabilmente tenderebbe al grigio o al marrone.
Scartata la macinatura e la successiva estrusione, abbiamo pensato di fare un polpettone di scarti, o meglio una bella pizza al forno: grazie alla natura del PLA che non genera fumi durante la fusione e, soprattutto, che a 200 / 220 gradi è praticamente in fase liquida, è infatti possibile usare il forno ventilato di casa per fondere gli scarti.
Se eviterete che il PLA cada all’interno del forno, non ci sarà alcun problema ad utilizzare il vostro forno di casa anche per questo scopo, senza che ci siano successivi problemi per la cottura dei cibi. Assolutamente da evitare, invece, questa tecnica con scarti contenenti ABS.
Per fare la nostra “pizza” di PLA abbiamo bisogno di una teglia di tipo antiaderente, rotonda e in alluminio leggero. Quelle che vendono in confezione da tre pezzi di diametro assortito sono ideali.
Raccogliete tutti i vari scarti e iniziate a disporli sulla teglia ricordando che con il calore tutto si scioglierà e tenderà a distribuirsi in modo omogeneo sulla teglia. Se stratificate colori diversi, questi non si mescoleranno, ma resteranno visibili sono gli strati più esterni. Se invece mettete delle stampe parziali e riuscite male, la loro forma tridimensionale diventerà quasi bidimensionale in quanto in fase di scioglimento il peso delle parti superiori farà collassare tutto, mentre una volta raggiunta la fase liquida, tutto tenderà a distribuirsi fino a raggiungere un certo equilibrio con il materiale circostante. Se impostate la temperatura attorno ai 215 gradi ed il vostro forno è di tipo ventilato, il PLA diventerà fluido, ma non liquido come l’acqua e quindi tenderà a distribuirsi mantenendo un certo spessore. Con temperature superiori diventerà più liquido, ma non superate assolutamente i 235 gradi per evitare di sviluppare vapori dovuti alla temperatura eccessiva. Il materiale è inoltre infiammabile e non è affatto una buona idea portarlo al punto di ebollizione o esporlo a fiamme libere quando è liquefatto. State attenti quindi a come trattate il PLA sciolto, non surriscaldatelo e state attenti al fatto che diventa infiammabile.
Torniamo alla disposizione: cercate di coprire tutta la teglia o comunque mantenete fra loro le varie parti collegate in qualche modo, così da ottenere una fusione connessa, altrimenti quando staccate il tutto potreste avere dei pezzi che non restano collegati al resto.
Tenete anche presente che gli strati sottili diventano molto sottili e delicati, quindi se volete ottenere qualcosa di robusto, dovete sistemare i vari pezzi con una certa abbondanza.
Osservando le immagini delle nostre “pizze” potete farvi un’idea di cosa si può ottenere.
Ecco le tre fasi della “cottura”…
Ed ecco qualche pizza finita